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Il lutto da Covid-19

Immagine del redattore: Eleonora PeccenatiEleonora Peccenati

















In questi giorni ho pensato molto alla difficile situazione che abbiamo attraversato in questi mesi e che attraverseremo nei prossimi. Per questo ho deciso di mettere nero su bianco qualche consiglio per chi in questa Pandemia ha perso una persona a causa del Codiv-19.

Alcune delle caratteristiche del ricovero, della morte e del dopo morte legate al Covid-19 sono tali per cui rendono davvero difficile un processo di lutto “fisiologico”. Inoltre aprono lo scenario a possibili lutti complessi o traumatici. Queste sono alcune caratteristiche critiche per “chi resta”: a. Allontanamento da casa del malato che avviene in modo veloce, senza la possibilità di “prepararsi” a questo, salutarsi, “chiudere eventuali cose sospese”, b. Incertezza su cosa succederà e preoccupazione per l’evoluzione della malattia e delle sorti del proprio caro. c. Incertezza sul dove verrà ricoverato e/o dove verrà portata la salma. d. Preoccupazione e incertezza per sé stessi e per il resto della famiglia potenzialmente contagiata. e. Difficoltà anche per l’eventuale numerosità delle persone conosciute ammalate o morte, in associazione magari ad altri “lutti” (es. del lavoro, dell’azienda, di uno status). f. Mancanza del rituale del commiato sia prima dell’ospedale che dopo la morte. g. Solitudine anche nella gestione delle preoccupazioni e del dolore, dato non solo l’isolamento dal malato ma anche da tutte le altre persone: difficile parlarne, ricordare, condividere ricordi, avere supporto e vicinanza. h. Senso di impotenza ed eventualmente di colpa rispetto alla malattia e morte. i. Consapevolezza che il proprio caro è/è stato solo e lucido fino alla fine… Ciò che possiamo fare è, in qualche modo, cercare per noi e per gli altri che hanno subito una o più perdite di attuare una serie di comportamenti che possono “integrare” l’esperienza vissuta e renderla più “elaborabile”. Ad esempio possiamo parlare del nostro caro, anche degli ultimi giorni, di quando è stato portato in ospedale, delle ultime ore passate assieme. Possiamo condividere i nostri ricordi, le nostre paure, il nostro dolore parlandone con qualcuno o anche scrivendo. Possiamo sentire magari anche esperienze simili di altri conoscenti e famigliari, partecipare al dolore altrui e rispecchiarsi.

E se sentiamo di avere “lasciato in sospeso” qualcosa – ad esempio di non aver potuto dire uno “scusa” o un “grazie” – proviamo a farlo, nella preghiera o scrivendo una lettera. È fondamentale che ricordiamo che quanto abbiamo potuto fare e quanto non potevamo fare, non dipendeva da noi, non era nelle nostre possibilità o scelte. Tutt'altro che semplice, tuttavia è davvero necessario cercare anche di provare a “stare” con l’impotenza, il dolore, le domande senza risposte, la perdita, la mancanza, la solitudine. Sono aspetti inevitabili e intrinseci del nostro essere umani e del nostro avere legami e sentimenti che ci uniscono agli altri.


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